Ragionamento mattutino fatto da una mente poco lucida sotto gli effetti dei farmaci.
Sono le sei del mattino e dalla finestra aperta della mia camera da letto entra un' aria fredda. All' inizio è piacevole ma dopo qualche minuto mi dà fastidio, mi fa provare freddo. Mi scoccia coprirmi perché penso al caldo torrido che farà fra poco e coprirmi mi dà l'impressione di un atto sacrilego. Eppure non resisto, afferro il lenzuolo ammucchiato al fondo del letto e mi copro. Avverto il senso di freddo e mi sorprende il fatto che mi sia mancato, è tanto che non lo provo più. Il tepore che il lenzuolo mi trasmette è piacevole, come se fosse un caldo abbraccio, mi dona conforto. Mi scatta qualcosa in testa. Coprirsi, farsi avviluppare dalle coperte è un po' come farsi abbracciare. Ti avvolge, ti scalda, ti fa sentire al sicuro.. In effetti chi non ha mai provato a nascondersi sotto le coperte dai mostri?
Così mi viene da pensare che il paradiso sia freddo proprio per avere l'opportunità di abbracciarsi e tenersi stretti. Il paradiso e' l'inverno, dove tutti si stringono per darsi calore a vicenda, mentre l'inferno è l'estate: calda, sudata , dove "stai in là che tengo caldo" , gli spazi fra noi si fanno più ampi per fare scorrere l'aria e di contatti fisici non se ne vuole nemmeno sentire parlare. L'estate/ inferno è umida, appiccicosa e libertina. L' inverno/ paradiso è unione , rassicurante e tenero.
In effetti si è sempre dipinto l'inferno col fuoco, sotto terra mentre il paradiso in cielo, azzurro sopra le nuvole. Perché non ci ho mai pensato che potesse fare bello fresco come in cima ad una montagna?
Ditemi , vi prego, ha senso questo ragionamento o i farmaci hanno ormai il pieno possesso delle mie facoltà mentali?
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