Benvenuti a tutti per il nostro primo incontro con I RACCONTI
Queste brevi storie le ho scelte fra i numerosi libri scritti di Sebastian, ora Spirito Evoluto ma che in vita fu un amanuense di un piccolo monastero.
Sebastian venne ritrovato appena nato alla porta di un monastero da frati amorevoli e semplici. Non fu mai frate, non prese mai i voti, anche se i poveri frati ce la misero tutta per convincerlo. Era in giovane età un bimbo con l'argento vivo addosso , sempre pronto ad esplorare anfratti e cunicoli del monastero che presto non ebbe più segreti per lui. La curiosità e sete di sapere erano così esplosive in lui che persino il padre superiore finì le risposte. Tutti i frati si erano affezionati a lui, era un bimbo volenteroso , pronto a imparare qualsiasi cosa. Gli insegnarono tutto, partendo dai lavori più umili come zappare un orto a quelli più particolari come coltivare le erbe officinali. Gli spiegarono la religione , le preghiere e le omelie ma la sua sete di conoscenza lo spingeva a chiedere su qualsiasi argomento "E poi?" fu così che i dolci frati gli insegnarono a leggere e lui iniziò a divorare ogni libro che trovava. Ma a quel tempo di libri ce ne erano pochi o se c'erano erano scritti in un'altra lingua. Fu allora che Sebastian , ormai grandicello, chiese ai frati di insegnargli a scrivere e in un secondo tempo di insegnargli altre lingue. I frati lo accontentarono ma ebbero a loro volta una richiesta. Sebastian viveva come loro, si vestiva come loro anche se non era un frate. Loro lo avevano aiutato tanto , era giunto il momento che lui ripagasse in qualche modo. Gli chiesero di diventare un amanuense e Sebastian accettò con gioia. Da allora i libri e la scrittura furono i suoi compiti che portò avanti fino alla fine dei suoi 99 anni. Il resto è un'altra storia .
Oggi dalla biblioteca di Sebastian ho scelto di raccontarvi ...
- IL FIORE DELLE AVVERSITA' -
Lami poteva sembrare una donna come tutte le altre , ma non lo era.
Però come tutte le donne aveva un segreto.
Nella sua vita aveva visto di tutto , gran parte brutte cose, per le restanti era stato uno spettacolo indescrivibile.
Era stata figlia, moglie e infine donna libera. Incredibilmente la libertà era stata quella che l'aveva spaventata di più.
Quando era sposata, era l'irreprensibile moglie dell'apprezzatissimo dottore del paese, sempre ben pettinata e truccata, non usciva mai senza indossare gli occhiali da sole, cosa che le dava un'aria altezzosa. Si muoveva con grazia, i gesti lenti erano accuratamente studiati. Si vedeva poco in giro, non frequentava il club del cucito con le altre donne del paese, non usciva alla sera per andare ad ascoltare le conferenze in biblioteca , né tanto meno bazzicava i bar di prima mattina per fare colazione con le mamme che portavano i figli a scuola. Vita noiosa o vita ricercata? Le donne del paese avevano chiaro in meno cosa fosse. Lami, la sempliciotta, la figlia del lattaio del paese era riuscita, non si sa come, ad accalappiarsi lo scapolo d'oro di Melas, il piccolo e fiorente paese alle pendici della Montagna Granda, e ora se la tirava alla grande, non frequentava più nessuno , non dava più confidenza. Se ne stava là, rinchiusa nel suo bel palazzo dorato e usciva solo per i galà più importanti . Certo, quelle rarissime volte che si degnava di metter piede in paese, sempre guardinga e facendo molta attenzione che nessuno la toccasse per non sgualcirle i costosi vestiti che ora indossava, era di una gentilezza affascinante, anche se i suoi sorrisi erano tirati.
Va da sé che tutti gli abitanti di Melas la consideravano una volta faccia, e le donne anche con una fortuna sfacciata. Suo marito , oltre che dottore, era un apprezzato cittadino, figlio dell'amato sindaco, e anche un bellissimo uomo. Lui sì che sapeva come farsi voler bene, sempre fra la gente , aveva una parola buona per tutti , amava la compagnia , non disdegnava una birra al bar finito il suo lavoro e si lasciava anche corteggiare dalle donne, rimanendo però sempre fedele a sua moglie.
Lami di tutto questo ne soffriva. Lei non era una snob, lei aveva un segreto. Un tremendo e oscuro segreto, di quelli che bisogna nascondere bene, che non si possono raccontare a nessuno, perchè potrebbero capitare cose tremende!
Se si fosse tolta gli occhiali da sole e il pesante trucco si sarebbero visti gli occhi gonfi e i lividi. I suoi sorrisi erano tirati perchè la sua mandibola era quasi sempre fratturata. Si muoveva lentamente per le costole rotte e faceva attenzione a non urtare nessuno perchè il suo corpo, ricoperto dagli ematomi, non le facesse scappare nessun gemito di dolore. Camminava piano se doveva farsi vedere in pubblico perchè le lacerazioni alle sue parti intime sanguinavano copiosamente e quindi aveva ridotto a zero le sue uscite pubbliche. Era invidiata da tutte le donne del paese, senza sapere che in realtà era lei che invidiava loro, per i loro mariti: dolci , affettuosi che non le picchiavano o violentavano ogni giorno. Questa era la realtà: suo marito l'apprezzatissimo non ché amato, e desiderato dalle altre donne, dottore era un mostro di violenza e sadismo. Bastava un niente per scatenare la belva che dimorava in lui, pronto a colpirla con pugni e calci, rovesciandola sul tavolo della cucina e violentandola davanti a suo suocero, per poi andar con lui a cenare al ristorante, lasciandola agonizzante di dolore con l'ordine di ripulire tutto, se no al suo ritorno ci sarebbe stata una seconda dose di botte. Lei viveva un incubo mentre tutti vedevano la favola.
Che orrore e quante lacrime aveva versato. Nessuno sapeva, come avrebbero potuto? Lui le aveva fatto tagliare i ponti con tutte le amicizie, i suoi genitori erano prematuramente morti dopo pochi mesi dal suo matrimonio, entrambi deceduti per le complicazioni di un'influenza. Essendo dottore curava lui stesso le sue ferite e lei non aveva mai visto un ospedale. Nessuno le avrebbe mai creduto , non dopo come era stata obbligata a trattarli. Lui era bravo a farsi amare dagli altri, ed era altrettanto bravo a minacciarla se avesse parlato. Lami aveva troppa paura. Troppa. L'unica cosa che era riuscita a fare era abortire. Due volte. Non che lui cercasse progenie, a meno che non ce l'avesse già dalle puttane che frequentava quando andava fuori paese, almeno tre volte al mese. Era stata lei a provocarsi l'aborto. Non avrebbe condannato una creatura innocente al suo stesso supplizio, anche se la paura che accadesse il contrario, ovvero che il figlio diventasse come il padre, era anch'essa da metter in conto.
Pareva non ci fossero via di fuga. La soluzione di togliersi la vita le aveva affascinato per qualche periodo la mente, ma Lami non aveva mai avuto il coraggio di concretizzarla.
Quest'incubo durò quasi due lunghissimi anni. Lami aveva 27 anni.
Una mattina il trambusto di un camion e le forti voci di alcuni operai la svegliarono molto presto. Con la paura che lui , disturbato nel sonno, attribuisse a lei la colpa per quei rumori, si alzò, sempre con cautela. La notte scorsa era stato più cattivo del solito e le violenze erano state pesanti. Andò in bagno e con mani tremanti si pulì il sangue raffermo fra le gambe. Poi si guardò allo specchio, era uno spettacolo squallido: l'occhio destro era diventato viola ed era così gonfio da non riuscire ad aprirlo, il naso era una crosta unica di sangue e muco, probabilmente rotto, labbra gonfie e incrostate di sangue erano un tocco di colore sulle guance pallide e scavate. In realtà la sua faccia sembrava quella di un clown con il trucco disfatto. Dopo essersi lavata via il sangue dalla faccia e medicata con cura, tentò di lavarsi alla meno peggio i denti, non riusciva ad aprire la bocca, aveva stretto così tanto i denti per non urlare che la mandibola le si era bloccata. Alzò le spalle, avrebbe preso una pastiglia di miorilassante e forse sarebbe riuscita a bere un po' di latte per pranzo, di più il dolore alla faccia non avrebbe concesso.
In silenzio scese le scale, fra due ore lui si sarebbe alzato e lei voleva avere la casa in ordine per non dargli motivi per altre violenze. Per prima cosa guardò fuori dalla finestra con discrezione, non poteva esser vista in quelle condizioni, era curiosa di sapere cos'era quel trambusto che ancora c'era nella casa vicina. Un grande camion con la scritta TRASLOCHI era parcheggiato nel vialetto e un buon numero di operai stavano scaricando mobili per portarli all'interno. Lami guardò verso la casa, una villetta molto simile alla sua, vide nella veranda una giovane ragazza di colore con lunghi capelli corvini sciolti sulla schiena che dirigeva i lavori degli operai. La ragazza smise di parlare con gli uomini del trasloco e guardò nella sua direzione, come se si fosse accorta di lei. Lami si tirò subito indietro e si allontanò dalla finestra. A lui non sarebbe piaciuta quella ragazza. Per tanti motivi, per il colore della sua pelle, perchè era una straniera e per l'aria di indipendenza che aveva addosso. Ci sarebbero stati guai e lei ne voleva assolutamente star fuori, prese la scopa e iniziò a pulire come se quello che avesse visto non fosse mai successo.
Come previsto lui scese due ore dopo imprecando contro le persone che avevano dato il permesso a “ quella donna” di prender possesso di quella casa. Lami gli servì il caffè stando ben attenta a non emettere un suono, lui schiumava dalla rabbia col telefono in mano pronto a scagliarsi contro suo padre, sindaco del paese e dunque responsabile di aver accettato “quella donna” come nuovo abitante e , cosa più grave , averla piazzata vicino a lui. Urlò a suo padre in una telefonata durata pochi minuti tutta la sua indignazione e gli disse di tenersi pronto che lo avrebbe raggiunto in comune seduta stante. Non gli importava che fossero le sette del mattino, il comune fosse chiuso e persino suo padre fosse ancora nel letto, la cosa sarebbe stata sistemata prima che gli operai svuotassero il camion, “quella donna” non avrebbe vissuto lì punto. Bevve il caffè in un solo sorso, afferrò la valigetta con gli attrezzi del suo mestiere e uscì come un tornado da casa, lanciando occhiate di selvaggio furore verso la casa vicina.
Lami uscì tremante dal suo angoletto in cucina e sbirciò dalla finestra, la ragazza era ancora sulla veranda che rideva e scherzava con gli operai . Non sarebbe stato facile liberarsi di lei.
A Lami quella ragazza piacque immediatamente.
CONTINUA...
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