- IL FIORE DELLE AVVERSITA' -
SECONDA E ULTIMA PARTE
Nei giorni a venire Lami tenne d'occhio le finestre per cercare di scorgere ancora quella ragazza, s'era persino messa a lavarne i vetri, nonostante i dolori di cui il suo corpo soffriva dalle troppe botte ricevute. Suo marito era più intrattabile che mai e lei faceva molta attenzione a non commettere errori, a non dire una parola, a tener sempre gli occhi bassi e a non essergli di impiccio quando lui si aggirava per la casa.
Una cosa positiva, da quando era arrivata quella ragazza c'era, nonostante tutta quella rabbia, suo marito era troppo preso dal cercar un modo per far andare via “quella donna” , da non vedere più lei. Le veniva quasi voglia di canticchiare, ma si guardò bene dal farlo, suo marito era una bomba ad orologeria, presto o tardi sarebbe scoppiato e sperava tanto lo facesse con qualche sua amichetta e non con lei. Persino suo suocero, borioso come il figlio, vigliacco più di un cane che godeva a vederla violentata e picchiata, entrava in casa con l'aria di chi questa volta l'aveva combinata grossa, suo figlio era a dir poco furioso con lui. Al comune c'era fermento, Lami riuscì a sentire una discussione fra padre e figlio una sera, la ragazza , “quella donna”, non era un affittuaria , era la padrona della casa, l'aveva comprata ed era tutto in regola, non ci si poteva attaccare a nessun cavillo burocratico per farla sloggiare da quella casa e nemmeno dal paese. Era la prima della sua razza , se fosse rimasta presto altri l'avrebbero seguita e cosa sarebbe diventata allora Melas? No, doveva andarsene e subito!
Invece la ragazza restò.
Passò un mese e lei era ancora lì. Lami ne era affascinata, nascosta dietro le tendine di casa la stava ad osservare per ore mentre la ragazza dipingeva il porticato di un bel color verde chiaro , con addosso una salopette bianca e una maglietta blu che le facevano risaltare il color cioccolato della pelle che, da dove era lei , sembrava liscia e profumata. Chissà che profumo aveva la sua pelle? Lami distolse lo sguardo, che pensiero strano il suo, perchè lo aveva fatto? Ma un attimo dopo il suo sguardo fu di nuovo attratto da lei, questa volta si soffermò sui capelli che le fluttuavano lunghi e mossi lungo la schiena fino al piccolo e sodo... Lami si allontanò dalla finestra rossa in viso, che diavolo di pensieri stava facendo? Forse tutte le botte che aveva preso le avevano rincretinito il cervello. Si, doveva essere così. Prese il ferro da stiro e con lui tentò di annaffiare i fiori, per altro finti, del centro tavola.
Quel mese fu uno spasso per Cassandra, così si chiamava la vicina di casa di Lami, “quella donna” come l'aveva battezzata quel barbaro di suo marito. Aveva fatto scintille quel piccolo topo bastardo, così l'aveva battezzato lei, quando aveva capito che una così era andata a vivere proprio vicino a lui. L'aveva fatto apposta sì, era lì proprio per lui in fondo, e si stava divertendo anche parecchio. Il topo aveva radunato tutto il consiglio comunale, li aveva tenuti in scacco per ore alla ricerca di un modo per cacciarla via, come fosse una strega. Era andato persino dalle forze dell'ordine, che immanicate con lui, erano passate a farle visita, pensando di trovare chissà cosa in casa sua. Lei aveva accolto i poliziotti con gentilezza , gli aveva fatto visitare tutta la casa, e li aveva rimandati al comando di polizia con le pive nel sacco e , cosa che divertì molto Cassandra, con l'onere di dire al topolino che non c'era nulla in quella casa che potesse dar delle scuse per mandarla via. Degli abitanti di quel posto non gliene fregava nulla, avevano la puzza sotto il naso, segno che la merda era attaccata alle loro di suole e non alle sue. Cassandra era lì per un motivo specifico, aveva studiato il caso con attenzione e in tutti i minimi particolari, sapeva che Lami la spiava dalle finestre, voleva che lo facesse, per questo dipingeva tutte le pareti esterne della casa, doveva farsi vedere il più possibile da lei. Ben presto avrebbe messo in atto il suo piano, lei non era una strega , era molto peggio.
Prima o poi sarebbe successo, Lami lo sapeva, ma rimase comunque sbalordita dalla foga con cui quella mattina, in cucina, suo marito abusò ripetutamente di lei, lacerandola non solo davanti questa volta. Le fece male, tanto male , non la smetteva più e lei iniziò a implorarlo di smetterla. La violenza dei suoi colpi le procuravano fitte atroci in tutto il corpo che sentiva sgretolarsi ogni minuto che passava sotto le grinfie di quel mostro. Dopo ore in cui diede sfogo a tutta la rabbia che aveva in corpo, l'uomo si ripulì, fece e bevve con calma il caffè e uscì di casa come ogni mattina, lasciando sul pavimento della cucina la moglie agonizzante, in una pozza di sangue e lacrime.
Lami cercò tremante di alzarsi ma le fitte al ventre le procuravano dolori così forti che ebbe i conati di vomito. La testa le girava molto , faceva fatica a respirare. Era distante dal telefono ma questo poco importava. Lei era sola, non c'era nessuno che le voleva bene, neanche un'anima che pensasse a lei o si preoccupasse per la sua sorte, vicino o lontano il telefono , non avrebbe fatto differenza. Non aveva nessuno da chiamare e non poteva contattare l'ospedale, avrebbe dovuto dar troppe spiegazioni, non poteva permetterselo, lui l'avrebbe ammazzata se avesse detto a qualcuno cosa succedeva fra le mura domestiche. Doveva alzarsi, andare in bagno a lavarsi e medicarsi, in seguito avrebbe pensato a pulire la cucina, se non lo avesse fatto al ritorno lui avrebbe ricominciato. Scoppiò in lacrime. Non aveva scelta, era sola ,non aveva la forza di scappare da quell'uomo, per andare dove? Non aveva nemmeno un soldo, lui non voleva che lavorasse, non voleva che uscisse né che parlasse con qualcuno. Lami ricordava a stento il suono della sua voce, le implorazioni di quella mattina erano state le prime parole dopo più di un anno.
Sdraiata per terra iniziava ad aver freddo, il sangue aveva formato una poltiglia appiccicosa sui capelli, provò a muoversi, il dolore che ne seguì le arrivò al cervello , sfociò in un urlo straziante fatto di disperazione, odio e sfinimento, alla fine stremata, svenne.
Nel conforto del buio dell'incoscienza si sentì sollevare da terra e fluttuare in aria sempre più in alto, dove una cascata di fresche gocce d'acqua portò via ogni traccia di sangue. Anche le lacrime vennero lavate. Sempre fluttuando si sentì avvolta da un manto caldo e morbido, se quella era la morte, era bellissimo. Si sentì posare con delicatezza su qualcosa di soffice. Nell'aria c'era profumo di fiori: rosa, lavanda, menta e camomilla. Li respirò a pieni polmoni e ne venne inebriata. Tocchi unti, leggeri sulla sua pelle, la fecero sussultare, le stavano facendo un massaggio, che bellezza. Allora forse era in paradiso! Mani esperte l'accarezzavano in ogni parte del corpo, leggere come baci, insinuandosi nelle parti più segrete del suo corpo, insistendo un po' nei punti di maggior piacere, senza far male , con gentilezza finché , con una potente liberazione di energia, Lami raggiunse l'orgasmo. Non le era mai successo, non lo aveva mai provato, come avrebbe potuto con quel mostro come marito? Quel paradiso le piaceva.
Tutti i dolori se ne erano andati scomparsi come per magia, le ferite rimarginate e i muscoli avevano ripreso la loro tonicità. L'unguento di fiori che chissà chi le aveva spalmato sul corpo aveva fatto un miracolo. Era bello essere in pace e pensò che non fosse tanto male morire.
Ma per sua fortuna non era morta, poco dopo aprì gli occhi, ci mise un po' a mettere a fuoco la stanza che assomigliava tanto alla sua camera da letto. Sbattè ripetutamente le palpebre , seduta di fianco a lei c'era la sua vicina di casa. Cassandra la aiutò a mettersi seduta, erano entrambe nude. Le spiegò che era venuta in suo soccorso dopo averla sentita urlare, l'aveva trasportata di sopra, lavata e messa a letto, poi aveva onorato la sua femminilità dandole in dono l'appagamento sessuale. Lami l'ascoltava affascinata, chi era quella donna? Come aveva fatto a trasportarla di sopra in camera da letto? Non provava vergogna davanti a lei per la sua nudità, le sembrò tutto così semplice e naturale. Era bellissima ne era incantata, le accarezzò un seno e Cassandra sorrise. Si avvicinò per baciarla sulla bocca e Cassandra rispose al bacio. L'amore seguì il suo corso e le due donne si amarono a lungo e dolcemente. Infine, accoccolate nel letto parlarono, e Lami scoprì chi era veramente Cassandra. Una donna speciale con grandi poteri che viveva in un luogo molto lontano , venuta apposta per lei, per portarla via da lì , da quel posto e da quell'uomo.
E lei la seguì.
Quel giorno Cassandra spiegò molte cose a Lami , cose strane, cose magiche, cose che avrebbero potuto realizzarsi. La portò via da quella casa e da quel luogo che tanto l'aveva fatta soffrire e l'aiutò a costruirsi un futuro tutto suo.
Oggi Lami è la felice proprietaria di un bellissimo negozio di fiori , vive in un paesino di mare lontano anni luce da Melas, ha una gatta di nome Cassy e tanti amici con cui si diverte molto, ma soprattutto ama, e viene amata dalla sua nuova compagna Camilla.
Ciò che Lami non seppe mai è che Cassandra tornò in quella casa, da quell'uomo.
Non poteva lasciarlo impunito dopo tutto il male che aveva fatto. Cassandra lo teneva d'occhio da tempo, lo aveva visto uccidere i genitori di Lami, dando poi la colpa ad un aggravamento di un'influenza. Quell'uomo non era malato, era semplicemente crudele, amava esserlo e più lo era e più ne godeva. Si sentiva forte nello spezzare la vita di sua moglie perché in fondo per lui tutte le donne erano troie. Ma lei non era una donna comune, lei era un Cavaliere dell'Ombra, figlia della profonda e antica Africa la quale le aveva donato poteri misteriosi. Come già detto, Cassandra non era una strega, era molto, molto peggio.
Entrò una sera aiutata dalle ombre della casa , si parò davanti al piccolo topo bastardo mentre stava cenando, con suo padre, nella stessa cucina dove aveva quasi ammazzato sua moglie e sfoderò il suo sorriso più ammaliante.
I sciocchi abitanti di Melas ricordano ancora oggi le urla agghiaccianti dei due uomini, quella notte venne chiamata la polizia che cercò di intervenire ma non riuscì ad entrare in casa. Le urla cessarono solo quando il sole fece capolino all'orizzonte illuminando le ombre che silenziose scivolarono via. Quando i poliziotti entrarono in casa non trovarono nessuno, né i due uomini, né Lami, c'erano solo due piccoli topolini terrorizzati che furono scacciati dalla casa.
Finirono uccisi poche ore più tardi da una volpe.
Anche la vicina , “quella donna” scomparve lasciando una casa appena ridipinta.
Nessuno seppe mai, nessuno chiese mai, nessuno cercò mai.
E Lami non tornò mai più.
FINE .
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