martedì 5 marzo 2019

SCRITTURA

La scrittura è un'altra delle mie passioni, forse la primissima che ho avuto fin da piccola. Negli anni ho scritto alcuni brevi racconti, purtroppo alcuni nel tempo li ho persi e questo mi dispiace molto , magari non sarebbero piaciuti, ma erano un pezzo di me. 
Adoro il fantasy e praticamente scrivo solo di quello. Voglio condividere un mio scritto qui e vediamo se a qualcuno piace...


LA FATA MADRINA

La fata madrina stava andando a trovare la sua figlioccia per vedere come se la stava cavando.

Era tanto tempo che non la vedeva più , tanto da non sapere quanto, le fate avevano un concetto del tempo molto diverso dagli umani, potevano stare sveglie per anni per portare a termine il loro lavoro per poi dormire altrettanto una volta svolto il tutto. Lei aveva avuto tanto da fare negli ultimi tempi, molti bambini della nuova generazione erano nati e avevano bisogno di fate madrine , che non aveva trovato mai il tempo per andarla a trovare, naturalmente sapeva che stava bene se no lo avrebbe saputo e sarebbe corsa da lei. Ora era giunto il momento per lei del meritato riposo ma prima di ritirarsi sarebbe passata a farle un saluto. Stava viaggiando nel tunnel spazio-temporale proprio in quell'istante ed era emozionata, chissà com'era cresciuta? E chissà quanto tempo era passato dall'ultima sua visita? Vide l'uscita e la prese , il classico piccolo vortice che la faceva scendere dal vento si formò e lei si lasciò allegramente trasportare su quella giostra improvvisata fino a toccare terra, un piccolo capogiro di routine e poi fu subito lucida. Era l'imbrunire, un'ottima ora per le fate per apparire momentaneamente nella loro forma reale, lei era piccola come una spanna, un pò cicciotella con due ali da libellula dietro la schiena che brillavano alla luce del sole crepuscolare, il suo vestito verde foglia si mimetizzò subito con l'erba tagliata di fresco , si guardò intorno per vedere se in giro ci fossero umani, poi si stirò un po' il vestito spiegazzato dal viaggio e inizio' a cercare un riparo per la notte. Proprio oltre la recinzione bianca da cui stava sbirciando vide un bellissimo tulipano arancione che spiccava in mezzo al giardino e svolazzò subito da lui, gli entrò dentro leggiadramente e si presentò. Il fiore accettò di ospitarla onorato dalla sua presenza, si sà che il fiore che accoglie una fata madrina sarà il più bello e longevo degli altri e quindi non ebbe da ridire sulla sua intrusione. La fata si accoccolò sul fondo del fiore dove nascono i pistilli e iniziò a conversare con lui del periodo che si stava vivendo. Il tulipano aveva un modo tutto suo di parlare e lei fece un pò fatica all'inizio a comprenderlo perchè lui diceva che gli esseri umani ora avevano una scatola magica la "melevisione" che si accendeva col "meletocando" , era comprensibile che la fata non capì subito che parlava di " televisione e telecomando", il tulipano continuò ad aggiornarla sulle nuove scoperte dell'uomo e sulla sua evoluzione distorcendo parecchie parole ma lei alla fine lo comprese e finì per trovare piacevole la sua stravagante parlata.  Sorrise alla parola "schibotti" , ovvero i biscotti, o al "gorchigò" il gelato, e quando parlava di acqua il fiore invece di dire acqua faceva uno schiocco , come il rumore di una piccola frusta...era uno spettacolo sentirlo parlare! Ma poi passata l'euforia di avere finalmente un interlocutore con cui parlare il fiore divenne serio , non storpiò più le parole quando iniziò a parlare di guerra. I popoli degli umani erano " appassionati" , così disse lui, di morte e distruzione tanto da non riuscire a vivere in pace se non per brevi periodi ed essi diventavano sempre più brevi. Era triste perchè non solo distruggevano se stessi ma anche la natura , i fiori , gli alberi e gli animali. Da un petalo cadde una goccia, non era acqua, era una lacrima ed è una cosa tristissima quando un fiore piange. La fata madrina si dispiacque molto e sentiva tutto il dolore del piccolo fiore, decise che la sua figlioccia avrebbe aspettato, ora c'era qualcuno che aveva più bisogno di lei, così si coricò distese le sue bellissime ali in modo che la coprissero come una coperta e iniziò il suo lungo letargo proteggendo così in perpetuo il suo piccolo amico sofferente, ospitare il riposo di una fata rendeva il fiore immune dal tempo e dal dolore . Il fiore commosso dall'intenso dono d'amore fattogli dalla fata chiuse un pò i petali per renderle più piacevole il riposo e si addormentò con lei.Alle rane,invece,non poteva fregare di meno.

2 commenti:

  1. Ma che bello, Ely!!!!!!! Oserei definire questo racconto soave......delicato.... Bravissima e non mollare! E grazie per esser passata dal mio blog!

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IL SOGNO

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